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Storia dell'opera lirica in pillole

Introduzione

Il seicento in Francia

Il settecento in Italia

Il settecento in Francia

L'Ottocento in Italia

L'Ottocento inFrancia

Nel resto d'Europa


L’opera lirica non esisteva nell’antichità. Esisteva il teatro fin dai tempi

dell’antica Grecia e c’era la musica da ancora prima, ma erano due generi distinti e totalmente separati. Fu tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, quando in Italia fiorivano l’arte e la cultura e intellettuali e artisti si incontravano spesso per discuterne, che un gruppo di questi, che si faceva chiamare “Camerata de’ Bardi”, diede vita al nuovo genere che tutti conosciamo come melodramma. Nacquero così le prime opere liriche ma venivano rappresentate solo nei palazzi (che spesso avevano un teatro al loro interno) delle famiglie reali e della nobiltà.
Ai suoi inizi, quindi, l’opera
era un privilegio di pochi aristocratici e non era conosciuta dalla gente comune.

Le cose cambiarono quando a Venezia nel 1637 fu aperto il primo teatro pubblico dove tutti potevano andare ad assistere agli spettacoli e l’opera cominciò a diventare popolare. Per adeguarsi ai gusti di un pubblico sempre più vasto e diverso, gli autori un po’ alla volta scelsero trame più vicine alla
gente, composero melodie più orecchiabili e arie che permettevano ai cantanti di esibire la loro voce sorprendendo e deliziando gli spettatori. Questo fu solo l’inizio…l’opera lirica con il corso del tempo ottenne sempre
maggiori successi e si diffuse in tutta Europa, dall’Italia alla Francia, dalla Germania fino alla Russia, con modalità e caratteristiche diverse.
Seguici in
questo viaggio e scoprirai cosa è accaduto nelle varie nazioni, e più in particolare in Italia ma anche in Francia, dove è nato Georges Bizet, il compositore di Carmen.

IL SEICENTO IN FRANCIA


Il Seicento in Francia Nei primi anni del 1600 nasceva a Firenze da una famiglia di umili origini Giovanni Battista Lulli, un compositore che è considerato il padre dell’opera francese. Un italiano ? Lulli, in effetti, era italiano di nascita ma francese d’adozione perché andò da bambino in Francia. Lì, dopo aver fatto lo sguattero nelle cucine di una nobildonna, riuscì a farsi notare per il suo talento musicale ed a fare fortuna.. Poi, per ambientarsi meglio o per essere più gradito, cambiò il suo nome in Jean Baptiste Lully e da allora fu chiamato così da tutti e da tutti conosciuto. Lully diventò prima direttore dell’orchestra reale e poi sovrintendente della musica di corte perché il re Luigi XIV lo apprezzava molto. Infatti, quando il re fondò il primo teatro d’opera di Parigi - l’Operà - nominò Lully come suo direttore. In quel periodo le opere italiane non piacevano molto ai francesi che, non conoscendo la lingua, non ne capivano le parole e avevano difficoltà a seguirle. Per questo Lully, che nel frattempo si era dedicato alla composizione, scrisse una ventina di opere basate su libretti francesi, dando vita a un genere nuovo, tipicamente francese, chiamato “tragédie-lyrique”. Questo genere è caratterizzato da una struttura a cinque atti preceduti da un prologo, dalla presenza di balletti e da uno stile di canto ispirato al modo di recitare degli attori di prosa, diverso da quello, più melodioso, del “bel canto” dell’opera italiana. Le trame delle opere erano prevalentemente mitologiche: narravano storie di divinità o di personaggi storici del passato e, contrariamente a quello che suggerisce il nome, non sempre avevano un finale tragico.

IL SETTECENTO IN ITALIA

Anche in Italia, fino al Settecento, l’opera lirica trattava quasi esclusivamente argomenti storici o mitologici e per questo veniva definita “opera seria”. Erano storie ambientate in epoche indefinite dove doveva emergere solo la grande bravura del cantante. Capitava infatti spesso che il cantante sostituisse un’aria dell’opera con un suo “cavallo di battaglia”, anche se questo era completamente estraneo alla rappresentazione: erano le cosiddette “Arie da Baule”, chiamate così proprio perché i cantanti le portavano con loro in ogni teatro, come una sorta di bagaglio al seguito, per tirarle fuori ed eseguirle a proprio piacimento per strappare l’applauso del pubblico.

Oltre all “aria da baule” esisteva anche “l’aria del sorbetto”. Hai capito bene, si … sorbetto, come il gelato al limone. Ti chiederai perché le chiamavano così. Devi sapere che queste arie erano solo esibizioni canore di grande abilità tecnica del cantante durante le quali sulla scena non accadeva proprio nulla.
Di conseguenza i nobili che assistevano allo spettacolo e che le avevano già sentite molte volte, per ingannare il tempo si facevano portare dai lacchè una deliziosa coppa di gelato nei loro bellissimi palchi di famiglia.
L’opera seria in questo periodo ha il suo maggior esponente in un poeta italiano, Pietro Metastasio, che scrisse più di 150 libretti basati su storie che piacquero così tanto ai compositori che ne fecero oltre 700 versioni operistiche. Pensa che Metastasio era così importante che fu nominato poeta di corte alla corte di Vienna! Ma ecco che, verso la metà del settecento, si comincia a delineare un genere nuovo, con storie più vicine alla vita quotidiana, con melodie caratteristiche per i vari personaggi e con una trama piena di equivoci e malintesi che danno vita a situazioni divertenti quasi sempre a lieto fine.

Nasce così il genere buffo che avrà tanto successo in tutta Europa per molti anni. La sua origine si fa risalire a dei brevi intermezzi divertenti tra gli atti che servivano a rallegrare, o forse a svegliare, il pubblico che assisteva alle lunghissime rappresentazioni delle opere serie. Si, perché un tempo le opere duravano moltissimo, tanto che il pubblico poteva passare addirittura un’intera giornata in teatro; così, per ingannare le lunghe attese tra un atto e l’altro della rappresentazione venivano messi in scena dei piccoli spettacoli divertenti che rappresentavo scene di vita quotidiana. Gli intermezzi erano di un atto unico, di breve durata: una specie di film nel film.

Il successo ottenuto da questi intermezzi diede vita, con varie elaborazioni, al genere buffo, di cui uno degli esempi più famosi è sicuramente il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Ma questo avveniva nel secolo dopo, nell’800. Ma restiamo ancora un momento nel 700 per fare la conoscenza di un personaggio che ha conquistato il pubblico dell’epoca e che ancora oggi, con la sua musica, affascina milioni di spettatori: il ragazzo prodigio Wolfgang Amadeus Mozart. Sicuramente hai sentito nominare Le Nozze di Figaro, Così fan Tutte e Don Giovanni. Mozart era austriaco, era nato a Salisburgo e parlava tedesco. Ma indovina inche lingua ha scritto queste opere? In italiano! Sì, perché era così affascinato dalla musicalità della lingua italiana che scrisse tre delle sue opere più celebri nella nostra lingua. Ma sappiche Mozart è anche l’autore di una delle più belle fiabe musicali mai raccontate Il Flauto Magico, in tedesco con un nome lunghissimo…..
Die Zauberflöte

Jean-Baptiste_Lully-1 Le origini dell’opera lirica
Jean-Philippe-Rameau Le origini dell’opera lirica

Jean-Philippe-Rameau

220px-Metastasio2 Le origini dell’opera lirica

Pietro Metastasio

220px-Composer_Rossini_G_1865_by_Carjat Le origini dell’opera lirica

GIOACHINO ROSSINI

IL SETTECENTO IN FRANCIA

La grande diffusione dell’opera italiana nel Settecento cominciò a conquistare anche la Francia dove nel secolo precedente si erano rappresentate soprattutto opere di genere francese. Il pubblico si divise in tifoserie: chi preferiva l’opera francese e chi quella italiana, e discussioni e polemiche andarono avanti per un paio d’anni. Ne nacquero due circoli, uno
chiamato il “circolo del re” che riuniva i sostenitori della tradizione francese e l’altro, il “circolo della regina” che radunava quelli che avrebbero voluto che l’opera francese si avvicinasse di più all’italiana. Ma, verso la metà del 1700, il circolo del re ebbe la meglio e le polemiche finirono con il successo di una nuova tragédie-lyrique, tipicamente francese. L’idea di un avvicinamento allo stile italiano fu messa da parte e l’opera in Francia restò fedele al modello della tragédie-lyrique.
Intanto, a fianco di questo genere ne nasceva un secondo: l’opéra comique. La caratteristica dell’opéra comique è che contiene dialoghi parlati che si alternano a brani musicali. Malgrado il nome, non è necessariamente di argomento comico a differenza dell”opera buffa” italiana che, come hai imparato, si basa su storie che fanno ridere. Infatti, la stessa Carmen è un’opéra comique anche se non è affatto "comica“ e, anzi, il suo finale è decisamente tragico.

L'OTTOCENTO IN ITALIA

Il melodramma raggiunse il massimo dello splendore nell’Ottocento con un vero poker d’assi della musica, tutti rigorosamente italiani: Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi Questi compositori sono entrati nella grande tradizione lirica e le loro opere sono ancora oggi rappresentate con enorme successo in tutti i teatri del mondo. Ecco, in poche parole, un piccolo ritratto di ognuno di loro.

Rossini (Pesaro 1792 – Parigi, 1868): dotato di una forte vena comica, hascritto soprattutto opere del genere buffo. Tra queste, il Barbiere di Siviglia,con “Figaro qua, Figaro la”, Il Turco in Italia e la fiaba di Cenerentola. Ma non si dedicava solo alla musica….tra le sue passioni c’era la buona cucina, sia in veste di cuoco che di degustatore! Insomma, proprio un personaggiosimpatico !
Bellini (Catania, 1801 – Puteaux, 1835): un grande compositore, che si è cimentato soprattutto in opere dal finale tragico. Con lui assistiamo al trionfo della fase del “Belcanto” in cui i cantanti dovevamo dimostrare tutta la loro bravura con ogni tipo di virtuosismo, agilità e vocalizzi. La Norma e La Sonnambula sono i suoi lavori più noti ed eseguiti ancora oggi. Donizetti (Bergamo, 1797 – Bergamo, 1848): instancabile musicista e affascinante conquistatore. Don Pasquale, L’elisir d’amore e La Fille du Régiment sono le sue opere più conosciute anche se ne ha scritte più di 70 molte delle quali continuano ad avere ancora tanto successo.
Verdi (Roncole di Busseto, 1813 – Milano, 1901): spirito rivoluzionario e patriottico nella musica e nella vita. Ha scritto La Traviata, con il famoso “Brindisi” che tutti cantano a Capodanno, Il Nabucco, con il coro del “Va’ pensiero sull’ali dorate”, ma anche tante, tante, tante altre opere bellissime, come l’Aida e il Rigoletto.
A cavallo della fine del secolo e dell’inizio del 1900, il poker d’assi si arricchisce di un altro campione: Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924) che ha composto altri inestimabili capolavori. Chi non conosce il famoso all’alba vincerò! (l’aria sullo spartito si chiama “Nessun dorma” e l’opera dalla quale è tratta è la Turandot) oppure Tosca con “E lucean le stelle”, o La Boheme con “Che gelida manina”

L'OTTOCENTO IN FRANCIA

All’inizio del 1.800 la tragédie-lyrique fu soppiantata da un nuovo genere che dominò poi per tutto il secolo. Si tratta del genere denominato grand opéra, di cui uno degli esempi più celebri è il Guglielmo Tell che fu composto da Gioachino Rossini nello stile francese.
In quel periodo Parigi era una città molto viva sotto il profilo artistico e culturale e molti musicisti anche italiani vi si erano trasferiti. Era quindi naturale che, scrivendo opere per i teatri parigini, adottassero lo stile ed i modelli particolarmente apprezzati dal pubblico francese. Naturalmente questo non impedì né a Rossini né ad altri compositori italiani residenti in Francia di comporre anche opere secondo lo stile italiano che aveva sempre più successo in tutto il mondo. Ma quali sono le caratteristiche del grand opéra ? Questo genere, essendo un parente stretto della tragédie-lyrique e dell’opéra comique, aveva molti punti in comune con queste. Ma la sua caratteristica principale era la grandiosità: era tutto talmente sfarzoso da suscitare stupore e meraviglia incantando il pubblico. Le scenografie erano imponenti ed elaborate, le coreografie molto sofisticate e c’erano molte scene di massa a cui partecipavano il coro, tante comparse e numerosi ballerini.

Anche l’orchestra era più grande, con un maggior numero di musicisti, per produrre un impatto sonoro più spettacolare ed impressionante. Tutti questi elementi creavano degli spettacoli molto coinvolgenti e amati dal pubblico,
che a quel tempo non aveva tante altre forme di intrattenimento.
Devi pensare
che quando è nato il grand-opéra non c’erano né la televisione né il cinema, e quindi gli “effetti speciali” si vedevano solo a teatro dove la gente restava letteralmente a bocca aperta.

hector-Berlioz Le origini dell’opera lirica

ECTOR BERLIOZ

219px-Giuseppe_Verdi_by_Giovanni_Boldini Le origini dell’opera lirica

GIUSEPPE VERDI

 

220px-GiacomoPuccini Le origini dell’opera lirica

GIACOMO PUCCINI

8oo-IN-FRANCIA Le origini dell’opera lirica

TEATRO IN FRANCIA 

LA LIRICA NEL RESTO D' EUROPA

Ma cosa succedeva negli altri paesi? L’opera infatti non è un genere italiano o francese, ma è “internazionale”. Infatti, mentre in Francia il pubblico impazziva per il grand-opéra, nei paesi di lingua tedesca andava per la maggiore il genere Singspiel, simile all’opera-comique, caratterizzato da storie fiabesche, con personaggi fantastici e ambientazioni tratte dalle favole. Negli altri paesi europei, soprattutto nell’Est, prendeva forma uno stile musicale con elementi tratti dalla tradizione popolare, per esempio melodie o temi di danze, dando vita a opere che raccontavano la storia del paese. Si parlò per questo di scuole nazionali. Siamo nel periodo del Romanticismo, nell’epoca in cui molti paesi diventavano stati indipendenti. Questo spingeva i compositori alla riscoperta delle origini del proprio popolo, dei propri miti e leggende. Tra i più noti compositori in Russia c’erano Glinka e Rimskij – Korsakov che facevano parte di un gruppo chiamato il Gruppo dei Cinque.

In questo rapido viaggio non può mancare un incontro con Richard Wagner, il grande compositore tedesco che rivoluzionò l’opera nel suo paese inventando il Wort-Ton-Drama (“Parola-Suono-Dramma”), un genere di teatro musicale in cui erano fuse insieme tutte le forme d’arte (la pittura, la recitazione e l’architettura insieme a musica e canto). Wagner amava molto la mitologia germanica del medioevo, e si basava proprio su quelle storie per costruire le trame delle sue opere: walchirie, principesse nordiche, filtri magici e valorosi guerrieri, storie di innamorati tristi e di eroi coraggiosi.
La storia dell’opera lirica non finisce certo qui, altri grandi compositori hanno continuato a scrivere per le voci umane, ma noi pensiamo che per il momento quello che vi abbiamo detto possa essere una buona base per stimolare la vostra curiosità….

Presentazione  tratta da La Magia dell’Opera

220px-RichardWagner Le origini dell’opera lirica

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L'Ottocento inFrancia

Nel resto d'Europa

Le origini dell’opera lirica

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